LA VERA STORIA DEL CAMPIONATO ITALIANO!

Tutto, ma proprio tutto, dal 1898 ad oggi...

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  1. ilnovellino
     
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    Apro questo topic con la speranza di mandare avanti il mio "progetto di libro" e nel frattempo condivider con qualcuno le emozioni che provo ogni volta facendo le mie ricerche.

    Dal 1898 (ma anche un pò prima..) ad oggi, cercherò di raccontare ogni campionato, sviscerando ogni partita, raccontando di ogni protagonista!

    E' un lavoro duro e mooooolto lungo, questo topic sarà aggiornato poco alla volta (pensate che ho finito da poco il campionato 1898 dopo almeno una quindicina di giorni passati tra ricerca, rielaborazione ed impaginazione del mio libretto.....), però non mi fermerò e con calma andremo a scoprire la storia del nostro campionato!

    Qui il calcio italiano è. giustamente, poco trattato; sono affascinato dalla vostra capacità di tenere aggiornati così tanti campionati stranieri, e vi ringrazio xkè ora anche io starò al passo con i tempi, quindi io mi occupo del Made in Italy sperando, un giorno, di esportare tutto magari sul nuovo sito!!

    E ora, giusto per partire con un bell'antipasto.. ecco i primi due argomenti di questa lunghissima storia...

    Sotto con i commenti se volete eh!! :P

    Edoardo Bosio e gli albori del calcio Italiano

    Se si esclude il Calcio Fiorentino, conosciuto anche come Calcio in livrea o Calcio in costume, un’attività sportiva più simile al rugby di cui si hanno notizie già sul finire del Quattrocento, si può affermare che il football in Italia vide la luce sul finire dell’Ottocento grazie, soprattutto, ad un certo Edoardo Bosio.

    Ma chi era Edoardo Bosio?

    Nato a Torino nel 1864, Bosio può essere definito sicuramente il “padre” del calcio in Italia. Dopo essersi diplomato come ragioniere viene assunto dalla ditta inglese Thomas & Adams, di Nottingham, che opera in campo tessile. E’ un grande sportivo, ed il canottaggio è sicuramente l’altra sua passione come dimostra la sua partecipazione a diverse regate con la Società Canottieri Armida; di lui parla così la “Gazzetta del Popolo delle Domenica” del 14 giugno 1891:
    “Il signor Bosio Edoardo, 3° voga, partecipò col Nicola alle regate di Veneziae Casale, vincendo nelle prime il 2° premio in canoa e il 1° in jola alle seconde. Nel 1888 a Torino, partecipò alle gare di canoa a quattro e a due, vincendo i primi premii. Partecipò alla gara della Coppa alle regate di campionato a Stresa. Ha 24 anni, pesa 72 chilogrammi, misura metri 1,81 d’altezza.”

    La sua importanza all’interno della Canottieri Armida si rivela subito importante in quanto, poco dopo diventa Direttore Sportivo della società stessa. Ma è soprattutto l’esperienza di lavoro in Inghilterra, che gli permette di entrare in contatto con l’atmosfera tipicamente anglosassone già contagiata dal football, a cambiare per sempre la sua storia.
    Di ritorno dalla terra di Albione, con un pallone di cuoio (novità pressoché assoluta nel nostro Paese) e la determinazione necessaria per dar vita al “movimento calcio” anche in Italia, decide di fondare, insieme ad alcuni colleghi d’oltre Manica, la prima società calcistica italiana.

    E’ il 1887 quando prende vita il Torino Cricket & Football Club, una società che pratica il canottaggio d’estate ed il calcio d’inverno. La divisa ufficiale prevede: camicia a strisce verticali rosse e nere con colletto bianco, berretto in testa e calzoni lunghi.

    Da qui in poi il gioco del calcio inizia a prendere piede in Italia e le società iniziano a molti-plicarsi. Varie fusioni portano a formare società nuove come l’Internazionale Football Club di Torino o Internazionale Torino, nata dalla fusione tra il Torino Cricket Football Club ed il Nobili Torino, formazione piemontese capeggiata dal Duca degli Abruzzi e composta da giovani nobili. Più tardi ecco la comparsa del Football Club Torinese, ma la passione per questo nuovo sport esce dai confini piemontesi toccando città come Genova, Udine, Milano e Roma.

    Un discorso a parte lo merita l’appellativo di “prima squadra di calcio italiana”. La maggio-ranza degli esperti associa questo appellativo al Genoa. Nato il 7 settembre 1893, il Genoa Cricket and Footbal Club, è la squadra con “l’attestato di nascita” più antico del nostro calcio. Tuttavia si sprecano i dibattiti sulle varie società nate, soprattutto tra Torino e dintorni, in quegli anni. In effetti, come abbiamo visto, diverse società sono state fondate tra il 1887 ed il 1893, ma nessuna di queste si occupava solamente di calcio, erano per lo più delle polisportive e questa è la discriminante che va a favore del Genoa.


    Francesco Gabrielli ed il primo Regolamento


    l gioco del calcio in Italia inizia ad espandersi sempre di più e diventa necessario re-golamentare questa nuova disciplina sportiva. Tra il 1895 ed il 1896, quindi, appare il primo regolamento sul calcio, sulla spinta di Francesco Gabrielli, altro personaggio fondamentale nella storia del football italiano.

    Francesco Gabrielli nasce a Bologna nel 1857 ed all’età di diciannove anni si trasferisce in Polesine, dove poi rimane ad insegnare ginnastica per ventitré anni nelle scuole di Rovigo e dintorni.

    Al pari del già citato Edoardo Bosio, Gabrielli è considerato uno dei padri del calcio nostra-no; ma non solo, visto che al termine del XIX secolo è considerato uno dei più grandi studiosi di educazione fisica e sport al pari di De Coubertin, Schmidt, Pecile e Mosso, il primo italiano della storia a far parte del CIO. Studioso, educatore e divulgatore del nuovo “mo-vimento calcistico” in Italia, sfrutta anche le sue conoscenze estere, soprattutto la lingua tedesca, per promuovere il metodo della Football Association, inserendola addirittura nelle scuole di Rovigo già a partire dal 1983, ed affiancandosi così alla corrente inglese già pre-sente nelle zone di Genova e Torino.

    Il primo regolamento completo sul gioco del calcio nasce nel 1895, stampato dalla casa editrice Hoepli di Milano e si intitola: “Giuochi Ginnastici”.

    Il prof. Gabrielli apre la sua opera facendo risalire il football agli antichi giochi con la palla di greci e romani, arrivando poi fino al Calcio Fiorentino. Innanzitutto indica nell’Association e non nel Rugby la prosecuzione naturale di questo percorso, in quanto pre-senta meno violenza. Il primo aspetto su cui ci si sofferma nell’opera è il “campo dei giuo-chi”: entrando nello specifico, lo spazio di gioco prescelto va delimitato con paletti, bandie-rine, solchi o strisce di gesso; il campo non è del tutto identico a quello degli inglesi dell’International Board, in quanto entrano in gioco le esperienze dirette maturate nella sua Rovigo, oltre alle influenze passate del Calcio Fiorentino.

    Il regolamento illustra precise misure, traslate dalle iarde inglesi ai centimetri europei, e leggermente arrotondate: 110x74 metri è la misura, identica a quella adottata dall’International Board per le gare internazionali, del terreno, preferibilmente un prato; dei paletti che intersecano le linee di fondo e di fallo segnalano i quattro angoli; appaiono altre linee come quelle di punizione di rigore, del mezzo che divide i due “compartimenti” e del principio del gioco; infine il centro del campo è segnato, ma a differenza del regola-mento ufficiale dell’IB che prevede un cerchio attorno ad esso con un raggio di 10 iarde, qui il cerchio scompare definitivamente.

    Grazie a questo regolamento in Italia arrivano nuove terminologie, come le “porte”: secondo il manuale si tratta di due pali del diametro di 6 cm, alti 2.50 metri e posti a 7.30 metri di distanza l’uno dall’altro; anche qui si nota una differenza sostanziale con l’IB in quanto in Inghilterra è prevista, già dal 1882, una traversa rigida con tanto di rete, mentre il prof. Gabrielli parla di una corda bianca che funge da collegamento tra i pali.

    Altro concetto introdotto è quello della “palla da calcio”: una vescica di gomma rivestita di cuoio, del peso variabile tra i 380 e i 440 gr e del diametro tra i 21 e i 25 cm. E si parla an-che di numeri visto che i giocatori che compongono un “partito” sono 11 “per le gare di im-portanza”, numero che può salire fino ad un massimo di 31 per le altre gare.
    Ma in questo regolamento spicca anche la prima tattica di gioco introdotta in Italia: lo schieramento infatti, che prende il nome dalla famosa squadra del Preston North End e che rimane la tattica principe fino agli anni Venti, è la “piramide Preston” o altrimenti conosciu-ta come “piramide di Cambridge” che prevede 5 primi, 3 secondi e 2 terzi.

    Questo sistema di gioco innovativo merita un approfondimento che esula dal regolamento pubblicato dal prof. Gabrielli. In epoca pionieristica, il calcio in Inghilterra veniva anche detto “Kick and run”, ovvero “calcia e corri”; non esistevano quindi alcune “regole tattiche” da seguire ma solamente l’obiettivo principale da perseguire e cioè calciare il pallone in rete. I primi a voler dare una disposi-zione tattica più rigida sono i componenti della squadra di college di Cambridge che danno vita alla co-siddetta “piramide”. Si tratta, visivamente, di un cono rovesciato che ha come vertice il portiere. In questo schieramento, a formare la prima linea erano gli avanti, i “forwards”: ce n’erano cinque e prendevano i nomi di “wings” (ali), i due esterni, di “inside-forwards” (mezze-ali), i due più interni, e “centre-forward” (centravanti), l’attaccante centrale. Il quintetto difensivo, i “backs”, gli indietro, era a loro volta diviso in seconda e terza linea. La seconda linea, quella dei mediani detti “half-backs”, era formata da tre elementi: il mediano destro, il centromediano ed il mediano sinistro. La terza linea invece, quella della difesa detta “full-backs”, era composta da due terzini. Ovviamente a chiudere la piramide c’era il “goalkeeper”, il portiere. Interessante infine capire anche la numera-zione. Sebbene a volte giocatori importanti richiedevano, ed ottenevano, numeri a cui erano affezionati nonostante ruoli diversi, la regola era abbastanza ferrea e prevedeva dei cardini come il numero 1 fisso per il portiere o il 4 per il mediano oppure ancora il 9 per il centravanti. Completavano la numerazione il numero 2 ed il numero 3 per i due terzini; il 5 ed il 6 rispettivamente per il centromediano e per il mediano destro; il numero 7 per l’ala destra ed il numero 11 per l’ala sinistra, oltre al 10 ed al numero 8 per le due mezzeali, sinistra e destra.

    Qui però il regolamento del prof. Gabrielli si discosta di molto da quello dell’IB. Innanzitut-to spariscono le varie terminologie inglesi e si adatta il gioco alle necessità dei ginnasti. All’epoca infatti, oltre all’atto puramente agonistico, era necessaria anche un’esecuzione dell’esibizione, la cosiddetta “gara di classificazione”: le squadre infatti dovevano schie-rarsi in campo dividendosi per linee, ognuna guidata da un caposquadra, a sua volta agli or-dini del capopartito (il capitano dei giorni nostri) cui tutti dovevano obbedire; una giuria giudicava la disposizione dello schieramento e decideva se ammettere la squadra alla com-petizione vera e propria. Si trattava di una sorte di “esame di ammissione” per evitare alle varie compagini un punteggio troppo penalizzante.

    Altro aspetto analizzato sono i movimenti sul campo. Innanzitutto si raccomanda a tutti di mantenere la propria posizione cooperando con il resto della squadra, mentre l’unico che può e deve muoversi è il capitano, posto al centro della seconda linea (centromediano). Il custode (portiere) può prendere la palla con le mani e scambiarsi con un suo compagno, ma tuttavia non può compiere più di un passo con la sfera stessa tra le sue mani. La palla va “colpeggiata”, cioè colpita leggermente, verso i propri compagni; va “cacciata” invece per i difensori, tattica utile per rilanciare il pallone dalla terza alla prima linea.
    Sono due i modi per segnare un goal, definito “partita”: il primo, il più comune e ad oggi l’unico consentito, è calciare la palla all’interno della porta avversaria. Il secondo non trova alcun riscontro nell’IB e scava le sue radici nel Calcio Fiorentino: si tratta cioè di accumula-re due falli laterali.

    Un ruolo particolare lo ha la giuria. In quanto il prof. Gabrielli non determina in 90 minuti, come da regolamento anglosassone, la durata di un match, essa deve dare il consenso per la durata della gara stessa dopo l’accordo tra i due capitani (solitamente si tratta di due tempi da 30 minuti ciascuno). Altro ruolo importante, oltre a quello già visto di giudicare le gare di classificazione, è quello di sovraintendere l’operato del Direttore di Gioco, coadiuvato da due assistenti lungo le linee laterali. La terminologia inglese indica quella che è l’attuale terna arbitrale come “referee”, l’arbitro, e “linesmen”, giudici di linea, affidando pieni po-teri al direttore di gara.

    Nel regolamento italiano del calcio ginnastico, invece, succedeva qualcosa di inconcepibile se paragonato ai giorni nostri. Il Direttore di Gioco infatti, aveva solamente un ruolo di ar-bitrato sui reclami. In caso di fallo, il capitano del partito (squadra) che l’aveva subito, fi-schiava interrompendo il gioco; a quel punto il Direttore di Gioco doveva decidere, in una frazione di secondo, se ci fossero gli estremi per accogliere le proteste del capopartito, e in tal caso accordare la punizione soffiando dentro ad un “cornetto”, oppure ignorare quell’intervento e far riprendere l’azione come se nulla fosse accaduto. Tutto filava liscio senza alcuna protesta: eravamo davvero nell’era del “fair play”!!!
    Continuando a sfogliare il regolamento si apprende che solamente in caso di interruzione straordinaria, il Direttore di Gioco deve far riprendere il gioco scodellando il pallone. Le punizioni concesse sono solo di due tipi: semplice o di rigore. Con una differenza enorme ri-spetto all’IB che riguarda il calcio di rigore o “penalty kick”: secondo il regolamento inglese la trasformazione del calcio di rigore deve essere diretta, nella trascrizione italiana invece con nessuna punizione concessa si può segnare direttamente.

    Altro tema trattato, nei Preliminari del libro, riguarda il vestiario. Si consiglia di utilizzare casacche di diversi colori o di usare un berretto per distinguere i compagni dagli avversari; è consigliato anche l’utilizzo di un contrassegno numerato sulla maglia di ogni componente del partito, mentre non si fa nessun accenno ad eventuali calzature, calze o calzoni.
    L’ultima cosa da sottolineare di questa immensa ed importantissima opera è l’assenza totale di termini inglesi. Si inizia a parlare dei termini tecnici a noi notissimi come la porta, il fallo di rigore, il centro del campo, la rimessa in gioco. E con il passare del tempo, anche grazie alle cronache scritte dei giornali dell’epoca, si passa dal custode al portiere, dai terzi ai terzini, dal compartimento alla metà campo, dalla partitaal gol o punto, e così via.

    Nel 1896 viene pubblicato il primo manuale d divulgazione dedicato al calcio, intitolato “Il Giuoco del calcio o Football Association” edito dalla Tipografia Minelli di Rovigo. Una cu-riosità: per la pubblicazione del manuale, il prof. Gabrielli decide di accollarsi le spese pari a 160 lire. Nessuna copia di quel manuale è mai stata ritrovata ma è pressoché sicuro che si trattasse di un approfondimento tecnico sulle nuove regole del calcio.

    Gabrielli è considerato da tutti il primo autentico “tecnico” ed istruttore di calcio in Italia. Trasforma la sua Rovigo in una sorta di “piccola Coverciano” già a partire dall’agosto del 1894 quando organizza degli stage formativi per tutti gli insegnanti di ginnastica interessati ad approfondire le loro conoscenze in materia.

    Francesco Gabrielli muore prematuramente, a soli 41 anni, pochi mesi dopo il primo campio-nato ufficiale organizzato dalla neonata Federazione Italiana Foot-ball, antenata della no-stra FIGC.

    L’ultimo aspetto da considerare è l’esempio vero di fair play lasciato da questo grande uomo di quell’epoca e sintetizzato in un piccolo aneddoto: il professore infatti propone di ri-conoscere all’arbitro la possibilità di decretare una squadra vittoriosa al termine di una gara terminata in pareggio, sulla base della correttezza mostrata sul campo da entrambe le compagini. Un insegnamento ormai perso e diventato pura utopia ai giorni nostri ma che, so-prattutto a Rovigo, vige da insegnamento: basta recarsi allo stadio del Rovigo, ribattezzato ovviamente “Francesco Gabrielli”, e scorgere al suo ingresso una targa commemorativa che recita “A Francesco Gabrielli, Maestro di calcio a Rovigo per l’Italia”.
     
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    Davvero interessante complimenti, io adoro le storie, magari possiamo unire la mia con le tue, "Il calcio in bianco e nero" le ho prese solo da Wikipedia, perchè altri siti non ne conosco
     
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  3. ilnovellino
     
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    CITAZIONE
    Davvero interessante complimenti, io adoro le storie, magari possiamo unire la mia con le tue, "Il calcio in bianco e nero" le ho prese solo da Wikipedia, perchè altri siti non ne conosco

    Direi che sarebbe perfetto xke tu parli proprio della storia delle singole squadre, io dei campionati.. sono due cose complementari!
     
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    WF king

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    Complimenti questa iniziativa promette davvero bene :)
     
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  5. ilnovellino
     
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    I primi tornei: 1896 - 1898

    Il testo scritto dal prof. Francesco Gabrielli venne adottato durante quello che si può in qualche modo definire il “primo campionato di foot-ball” disputatosi in Italia. Siamo a Treviso, più precisamente in Piazza d’Armi a Santa Maria del Rovere, quando tra il 6 e l’8 settembre del 1896 la Federazione Italiana di Ginnastica indice un torneo, organizzato dalla Società Ginnastica Velocipedistica Trevigiana alla quale partecipano anche altre due formazioni di Treviso, l’Istituto Turazza ed il Vittorio Veneto, oltre alla Società Udinese Scherma e Ginnastica ed alla Società Ginnastica Ferrara.

    Tra le varie “discipline” proposte durante il torneo, come la palla vibrata, il giavellotto, il lawn-tennis o il tamburello, quella che attira il pubblico più numeroso è proprio il foot-ball. Le gare si disputano nell’arco di sole cinque ore, dalle 8 alle 13, e vedono imporsi la Società Udinese Scherma e Ginnastica che prima batte per 3-1 in semifinale i giovani dell’Istituto Turazza di Treviso, e poi trionfa in finale battendo 2-0 la Società Ginnastica Ferrara.

    I giovani udinesi, tutti ragazzi di sedici e diciassette anni capitanati da Antonio Dal Dan, in quel caso allenatore-giocatore della sua squadra, si aggiudicano così il premio in palio: un gonfalone di seta, eseguito su disegno dall’ingegner Vincenzo Gregori, ricamato in fili d’oro ”dalle mani delle gentili signorine di Cavinato” recante gli stemmi del Comune e della Dele-gazione di Treviso. Un’iscrizione appare sotto i due stemmi e recita: “Prima Gara Nazionale di Giuochi Ginnastici – Campionato nel Giuoco del Calcio (Foot-Ball)”. Di questo gonfalone, conservato per alcuni anni ad Udine, si sono perse le tracce.
    Questi i nomi degli undici “campioni” udinesi: Giovanni Bissatini, Gino Chiussi, Giovanni Bat-tista Kösnapfel, Ugo Pellegrini, Emilio Milanopulo, Luigi Del Negro, Gino Plateo, Friulano Spivach, Antonio Dal Dan, Augusto Tam, Efisio Tolu. Nessuna cronaca dell’epoca riporta i nomi dei marcatori delle due gare, né tantomeno eventuali tabellini; tuttavia ci è dato sape-re che Augusto Tam si impose anche nel torneo di tennis.

    Questo rimane quindi per l’Udinese uno scudetto simbolico, in quanto indetto dalla Federa-zione Italiana di Ginnastica e quindi non riconosciuto da quella che è l’attuale FIGC.

    Dopo questo primo torneo, i rapporti tra le squadre di football delle varie città iniziano ad intensificarsi, grazie anche a personaggi storici come la bandiera del Genoa dell’epoca, l’inglese James Spensley. A lui si deve l’organizzazione di quello che è “il primo incontro uf-ficialmente documentato della storia del calcio in Italia”.

    L’incontro si disputa giovedì 6 gennaio 1898, a Genova, sul campo della Velocipedistica di Ponte Carrega e mette di fronte il Genoa padrone di casa all’F.C. Torinese. In realtà gli ospiti sono una sorta di “rappresentativa” in quanto scendono in campo, con la stessa maglia, giocatori appartenenti a due club differenti: l’Internazionale Torino ed il Torino Football Club.

    Grazie ai giornali dell’epoca sappiamo che l’incontro, terminato con il risultato di 0-1, viene deciso dalla rete nei primi minuti di gioco del marchese Savage, capitano dei piemontesi. Interessante notare anche la stranezza riguardante il Genoa che schiera il capitano Spen-sley, che negli anni a seguire si rivelerà un pilastro come centrale difensivo, in porta. Da segnalare anche altri episodi di cronaca: innanzi tutto, durante lo svolgimento della gara, Edoardo Pasteur, conosciuto anche come Pasteur I, si frattura il naso finendo contro un palo della recinzione del campo, poi c’è da segnalare come sia un socio del Genoa a svolgere il compito di guardalinee ed infine, a rimarcare il carattere amichevole del match, ecco la presenza del genoano Ghigliotti tra le fila ospiti al fine di poter schierare due squadre da undici elementi ciascuna.

    Ecco quindi il primo tabellino ufficiale della storia del calcio nel nostro Paese:


    Giovedì 6 gennaio 1898 – Ponte Carrega (Genova)
    GENOA – F.C. TORINESE 0-1

    Savage nei primi minuti

    GENOA: Spensley (C), De Galleani, Marshall, Ed.Pasteur, Venturini, Reed, Leaver, MacIntosh, Chalners, Tweedy,Wilkey.

    F.C. TORINESE: Beaton, Cavalchini, Beltrami, Dobbie, Ghigliotti, Stevens, Ferrero (C), Nasi, Montù, Bosio, Savage.

    ARBITRO: R. L. Daiglas


    L’ultima considerazione da fare su questo storico incontro è puramente economica. Esistono fonti discordanti sul numero di spettatori presenti all’incontro (si va da 179 a 208 biglietti venduti), tuttavia è possibile risalire alla “relazione finanziaria” riguardante la gara con tanto di entrate, uscite e saldo finale, eccola:

    ENTRATE

    154 biglietti ingesso a L.1 L. 154
    84 sedie numerate a L. 1 L. 84
    23 ingressi soci a metà prezzo L. 11,50
    6 ingressi al signor Fawcus L. 6
    5 ingressi al signor Gianello L. 5
    12 ingressi al signor Blake L. 12
    4 ingressi al sigg. Grenet e Bown L. 4
    4 ingressi al signor Spensley L. 4

    Totale entrate L. 280,50


    USCITE

    Tram L. 2.90
    Permesso in carta bollata L. 7.20
    Tassa spettacoli L. 8
    Lavori sul campo L. 3
    Lavori Terreno L. 13
    Custode L. 1
    Affitto sedie L. 40
    Bigliettai L. 18
    Taglio erba L. 25
    Servizio polizia L. 5
    Piccole spese L. 2.40
    Timbro gomma L. 5
    Al signor Perrasso per orifiamme L. 8
    Rinfreschi L. 1.45
    Sig. Blake, trasporto L. 0.20
    Fischietto L. 2.50
    Biglietti L. 13
    Al signor Fawcus, segretario L. 3.40

    Totale uscite L. 179.05

    INCASSO TOTALE: L. 101.45


    Passano solamente due mesi ed ecco la tanto attesa rivincita. Sul terreno del Velodromo Umberto I di Torino le due compagini danno vita ad un altro incontro che, questa volta, va appannaggio dei liguri con l’identico risultato di 0-1. A decidere il match, come ci racconta-no le cronache dell’epoca, è tale Shaffhauser di cui si sa ben poco.

    In realtà in questo 6 marzo 1898, al velodromo non scendono in campo solo Genoa e Torino, ma anche altre due formazioni piemontesi, visto che si tratta di un torneo. Tuttavia non ar-rivano fino ai giorni nostri cronache riguardanti altri incontri.

    E’ affascinante però sapere cosa c’è dietro l’organizzazione di questo torneo. In questo caso ci viene in aiuto l’Archivio Storico di Torino che conserva alcuni documenti davvero inte-ressanti. Il più interessante di questi è una lettera inviata al sindaco del capoluogo piemon-tese da Alfonso Ferrero di Ventimiglia, vicepresidente del Football Club Torinese: egli ri-chiede la presenza di otto guardie municipali per garantire la sicurezza all’interno del velo-dromo. Per tutta risposta il sindaco si dice favorevole, a patto che le guardie siano pagate dal club stesso; una lunga trattativa porta al compromesso finale che prevede l’”ingaggio” di sole tre guardie per le quali il club torinese si dichiara “pronto a soddisfare il regolare pa-gamento” che ammonta a 6 lire.

    Altro documento storico molto importante è il dispaccio telefonico fornito dal Vice Briga-diere Torchio alle ore 17.20 del 6 marzo 1898. È questa la conferma che quel giorno non sono scese in campo solamente Genoa e Torino, ed è anche la testimonianza di un evento sportivo svoltosi senza alcun problema da parte di giocatori e pubblico. Ecco il testo inte-grale del dispaccio:

    “La sfida al Foot Baal, Velodromo Umberto I, cominciò alle 14,15 e terminò verso le 16,30. Intervenne scarso ma speciale pubblico circa 500 persone, composto da studenti e persone di nazionalità estere. Nessun inconveniente.”

    Vice Brigadiere Torchio



    Ecco quindi il tabellino completo della gara tra Genoa e Toro:

    Domenica 6 marzo 1898 – Velodromo Umberto I (Torino)
    Rapp. TORINO - GENOA 0-1

    Shaffhauser nel secondo tempo

    TORINO: Beaton, Cavalchini, Franz, Dobbie, Weber, Stevens, Ferrero (C), Nasi, Montù, Bosio, Savage.

    GENOA: Baird, De Galleani, MacIntosh, Ed.Pasteur, Spensley (C), Passadoro, Leaver, Shaffhauser, Dapples, Ghigliotti, Le Pelley.

    ARBITRO: Adolf Jourdan


    Ormai il calcio era una realtà italiana e di li a poco ci fu la nascita della Federazione Italiana Football.
     
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  6. filippo1975
     
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    l'avevo scritto anche nel messaggio di presentazione ma ti faccio anche qui nel "topic" ufficiale i complimenti... davvero ammirevole e splendida la tua passione che seguirò con tanto interesse e ripeto che se domani ne farai anche un libro in vendita lo comprerò senza dubbio!!!

    GRANDE
    :birra:
     
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  7. ilnovellino
     
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    La nascita della Federazione Italiana Foot-Ball

    Il calcio inizia ad entrare prepotentemente nella vita degli italiani e così, pochi giorni dopo il torneo disputatosi al Velodromo Umberto I di Torino, si decide che è giunta l’ora di costituire un organo di controllo ufficiale delle gara disputate in Italia.
    Nasce così, il 16 marzo 1898 a Torino la Federazione italiana Foot-Ball (F.I.F.).

    Il primo presidente eletto al termine dei lavori svolti da una sorta di Costituente presieduta dal conte d’Ovidio è l’ingegner Mario Vicary. La Federazione nasce allo scopo di organizzare tutte le attività calcistiche del paese e di garantire il rispetto delle regole.

    E’ quindi la città di Torino ad accogliere la prima sede della neonata Federazione e, più precisamente, l’emporio di Adolf Jourdan; già proprio lui, colui che ha fatto da arbitro nella gara tra la rappresentativa di Torino ed il Genoa pochi giorni prima, titolare di un negozio specializzato nella vendita di “scarpe, cappelli, chincaglierie in generi di lusso, finticolli, polsini, cravatte e camicie”.

    Il primo atto della Federazione non poteva che essere l’organizzazione del Primo Campionato Italiano di Calcio, dedicato al duca degli Abruzzi, da disputarsi l’8 maggio 1898.

    Le prime società che entrano a far parte della F.I.F. sono il Genoa Cricket and Football Club, il Football Club Torinese, l’Internazionale Torino, la Ginnastica Torino ed infine l’Unione Pro Sport Alessandria.

    Non tutte le società affiliate, tuttavia, partecipano al primo campionato. Gli alessandrini infatti, insieme ad altre realtà come la milanese Mediolanum, preferiscono disputare i tornei della Federazione Ginnastica Nazionale Italiana (F.G.N.I.), la quale mette in palio anche un titolo per il gioco del football.

    La nuova federazione mantiene la sua denominazione fino al 1909, anno in cui diventa definitivamente Federazione Italiana Giuoco Calcio cioè l’attuale F.I.G.C..

    Poco prima la Federazione Italiana viene riconosciuta, e di conseguenza diventa una affiliata, dalla F.I.F.A., la massima istituzione mondiale del pallone, fondata a Parigi il 21 maggio 1904.

    Da notare come proprio la FIGC, insieme alle federazioni di Francia e Belgio, sia stata tra le promotrici della nascita di un organo amministrativo e di controllo del calcio europeo: si parla ovviamente dell’UEFA, nata sotto la spinta delle tre federazioni, il 15 giugno 1954 a Basilea.
     
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6 replies since 29/6/2010, 16:53   949 views
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